Ripubblicato il libro “Una Tenda in riva al Po” del prof. Luigi Salvini
A cura del comune di Corbola è stato ripubblicato il libro”Una tenda in riva al Po” del prof. Luigi Salvini. La prima edizione era del 1957 dopo pochi mesi dalla scomparsa di Salvini, la seconda del 2007, a cura del comune di Adria.
Il libro è stato presentato a Corbola in riva al Po nella suggestiva area golenale chiamata Capanna del Papa davanti all’oasi golena di Panarella e a pochi metri dall’isola del Balotin dove si svolse l’attività della Tamisiana Repubblica di Bosgattia.
Davanti ad un pubblico molto interessato hanno portato il loro contributo:Michele Domeneghetti, sindaco di Corbola, Pierluigi Mosca, sindaco di Papozze, Moreno Basperini, presidente del Parco del Delta del Po, Eddy Boschetti, presidente WWF Rovigo, Antonio Dimer Manzolli, giornalista, Clorindo Manzato, ricercatore musicale, e Mariella Vicentini, figlia di Riccardo Vicentini, console della Repubblica di Bosgattia a Corbola.
La storia:
BOSGATTIA ISOLA FELICE – UNA STORIA TRA CRONACA E FAVOLA
Tante sono le storie che il Po ha da raccontare nel suo lungo e lento viaggio prima di buttarsi nell’Adriatico con un lungo abbraccio, grazie al suo grande delta: dal mito di Fetonte colpito dal fulmine di Zeus, che la tradizione orale vuole precipitato nel fiume Eridano all’altezza di Crespino, alle storie di barcaioli, di pescatori, di traghettatori, vicende felici e tristi della gente del fiume.
Una delle più affascinanti è senz’altro quella del prof. Luigi Salvini e della sua “Repubblica di Bosgattia”, che ha preso vita su di un’isola del Po, subito dopo l’incile tra il Po di Venezia e il Po di Goro. Qui si stampava moneta che aveva valore solo nei sogni, condivisi da centinaia di studiosi che nello Stato di Salvini trascorrevano le vacanze estive, a contatto con la natura, senza regole se non quelle del rispetto e della solidarietà reciproca.
Siamo negli anni Quaranta. Il periodo della guerra parla soltanto di paure, distruzioni, dispersi, morti. Ma con la liberazione si fa galoppare la fantasia. Si esce da un lungo letargo per “pensare” in libertà.
E Luigi Salvini fa nascere la sua Tamisiana Repubblica di Bosgattia dove uomo e natura diventano un tutt’uno. E così la golena di Panarella e l’isola del Balotin, là dove il Po, fa un’ampia ansa, con un fascino selvaggio e sempre mutevole, secondo l’ora e il tempo, assume il ruolo principale.
Chi andava alla “Tamisiana Repubblica di Bosgattia” non poteva certo mettersi a pancia al sole, ma per vivere doveva arrangiarsi con quello che offriva la natura, del resto molto generosa, cacciando e soprattutto pescando.
Nella Repubblica la vita inizia a luglio e finisce quando settembre riserva all’uomo giornate sempre più corte per riprendere l’anno successivo.
La giornata ogni mattina inizia all’alba con l’alzabandiera, poi, mentre il sole incomincia appena a lambire le cime dei pioppi, i bosgattiani si avviano al lavoro stabilito la sera prima. Bisogna preparare le reti, “ripassare” la barca, riordinare ami e lenze, esaminare il motore a seconda che si voglia andare a pesca, esplorare il fiume o arrivare sino all’Adriatico.
A Bosgattia le case sono semplici tende; il gas fornisce la luce; niente letture, niente radio, niente notizie che interessano l’altro mondo, quello al di là dei confini dell’isola. Ma, come sostiene lo stesso Salvini, per la felice posizione geografica la Bosgattia costituisce una tappa d’obbligo per i turisti stranieri che a fitti sciami da vicino e da lontano si precipitano a visitare il paese e ad ammirare, invidiosi, la felice vita dei suoi abitatori, malgrado la lunghezza del viaggio e gli ostacoli che la provvida natura ha posto per limitare l’afflusso e l’invasione. Il turismo – aggiunge – si è andato sviluppando con notevolissima, preoccupante rapidità, la Repubblica, onde farvi fronte, ha costruito ben due ampi complessi tendelizi, il “Caravanserraglio degli Ospiti” e la “Casa dello sbafatore di turno”.
I turisti che si trattengono oltre due giorni hanno l’onore di essere assoggettati a tutti i lavori, i servizi, le prestazioni diurne e notturne dei bosgattiani.
Gli stranieri, muniti di lasciapassare, sono soggetti al loro ingresso a firmare il “Liber Barbarorum”, testimonianza dell’indecoroso loro stato di alfabetismo.
La moneta avente corso legale a Bosgattia è il çievaloro che circola in bellissime banconote stampate e controfirmate a mano; esistono pezzi da 1, 5, 50, 100, 200 çv; il cambio è di 1 çv per 5 lire, un marco tedesco vale 30 çv, un franco svizzero 27 çv, un dollaro 124 çv, una sterlina 350 çv.
Regolarmente stampati e colorati a mano anche i francobolli, sono da 1, 2, 3, 5, 6, 8, 10, 15 çievaloro, esistono valori per la posta aerea (12 çv), pacchi (25 çv), espresso (20 çv); un valore di 14 çv è stato emesso per celebrare il decennale della Repubblica. I francobolli servono ad ornare le lettere e le cartoline. Se queste hanno la fortuna di arrivare a destinazione senza far pagare la multa al destinatario costituiscono una preziosa rarità filatelica.
In questa sorta di zona franca del sentimento, all’insegna della libertà dai condizionamenti del quotidiano, la vita continuò felice sino al 1955.
Il prof. Salvini, uno dei più preparati ed applauditi messaggeri della cultura italiana all’estero, stroncato da un morbo che non perdona, morirà il 5 giugno 1957.
Di Bosgattia vive ancora il ricordo nel cuore di quanti hanno avuto la fortuna di fare quella singolare esperienza.
Oggi ricordiamo lo studioso e il narratore che seppe leggere poeticamente l’ambiente naturale e umano nel quale egli trascorse parte importante della sua vita. La sua prosa racconta teneramente le vicende di questa esperienza, testimonia la sua fiducia in mondo aperto alle relazioni di amicizia in un periodo difficile del dopoguerra.
Fu quasi certamente un anticipatore della coesistenza pacifica, nella stagione della guerra fredda. Con semplicità e autoironia sapeva, infatti, leggere i cuori e le menti di quanti lo avvicinavano, senza mai autocompiacersi del suo essere un intellettuale. Per questo fu amato e stimato da coloro che lo conobbero e lo frequentarono in quell’isola che ora rimane solitaria in mezzo al Po.