Per non dimenticare: 14 novembre 1951 l’alluvione del Polesine

In quegli anni l’abitato principale di Papozze “Piazza Cantone” si trovava nella golena del Po tra l’argine maestro ed un argine a fiume, successivamente trasferito nella zona attuale proprio in seguito all’alluvione del 1951 (Decreto Ministeriale 14 gennaio 1956 “Trasferimento parziale dell’abitato di Papozze in provincia di Rovigo in dipendenza dell’alluvione del 1951”).

Riviviamo quei momenti del 14 novembre 1951 attraverso il racconto di Alessandro Giani.

Sindaco di Papozze all’inizio degli anni settanta, Giani allora ventenne, proveniente da una famiglia di “barcari”, il padre Giobatta, detto Natale, era presidente della cooperativa Traghettatori Papozze-Seravalle, ricorda quei giorni come se fosse oggi.

“Lavoravo ad Adria ma in quei difficili giorni ho sostituito mio padre sul traghetto, un traghetto a pendolo che solo in determinate situazioni veniva spinto da un rimorchiatore. Il clima che si respirava in quei giorni non era dei migliori. Da troppo tempo le condizioni climatiche non erano buone, le piogge erano sempre più abbondanti. Dentro di me avevo come un triste presagio che qualcosa di grave, prima o poi, sarebbe accaduto. Quel 14 novembre eravamo tutti sull’argine a riempire sacchi di sabbia e terra e a depositarli sulla strada nel tentativo di evitare il sormonto dell’acqua. La forza della natura incontrollata ad un certo punto, verso le 17, ebbe la meglio e in un batter d’occhio si impadronì di piazza Cantone. Lo spettacolo che si presentava davanti agli occhi era agghiacciante, la voce rimase rotta in gola, ogni sforzo era risultato vano, un senso di impotenza si impadronì di tutti noi mentre fragorosamente l’acqua si impossessava delle abitazioni con uno sbattere di porte e finestre.  Momenti indescrivibili per uomini ed animali.  Le tante lepri che vivevano nell’isola di Mezzano sembravano impazzite mentre a nuoto tentavano di raggiungere l’argine maestro, molte sono state trascinate via dalla corrente, altre hanno raggiunto stremate l’argine maestro e la salvezza.

Ormai era buio, ad un certo punto ci si accorse che l’acqua cambiava direzione, andando verso monte, qualcosa di grave doveva essere successo, poco dopo la conferma: il Po aveva vinto la resistenza degli argini e dell’uomo ad Occhiobello. La tragedia era compiuta, ora ci si doveva aspettare l’acqua anche dalla parte campagna, cosa che avvenne nel volgere di alcuni giorni.

In poco tempo l’argine si trasformò in un vero e proprio accampamento, dove trovarono rifugio uomini e animali.

La solidarietà scattò immediatamente, giunsero a Papozze le barche a remi di Goro che stabilirono il loro quartier generale nei pressi della rampa della Braglia, da dove partivano le spedizioni per raccogliere quello che era possibile nella campagna allagata. Molti animali vennero trasferiti a Berra, il comune ferrarese che subito si prodigò per alleviare le sofferenze della nostra popolazione stremata.  Importante e determinante fu il ruolo di coordinamento svolto dall’allora giovane parroco, mons. Ugo Battizocco, e dal Sindaco Albino Finotti”.

Il 14 novembre del 1951 il Po ruppe gli argini a Paviole di Canaro e poi a Malcantone di Occhiobello poco prima delle ore 20, causando morti e devastazioni. Ben 84 furono le vittime del camion della morte,  migliaia di capi di bestiame annegati case distrutte o rese inagibili, inizia così in grande esodo.

Nel 2001, in occasione del 50° anniversario dell’alluvione su idea di Gian Antonio Cibotto l’Istituto Luce produsse un breve film, regia di Marcello Ramognino,  con Riccardo Cucciola e Barbara Giommi; il film racconta la storia di un antiquario emigrato dopo l’alluvione costretto a ritornare in Polesine per un’asta a Ca’Tiepolo (Porto Tolle). Qui da Badia a Porto Tolle rivive quei momenti tragici. Il film è stato promosso dall’Amministrazione Provinciale di Rovigo e dall’Enel.

Guarda il film “L’argine” https://www.youtube.com/watch?v=VG-y0fFsiL